Se il risk capital è rischioso, il venture capital lo è di più. Non solo comporta il rischio che immancabilmente accompagna ogni iniziativa imprenditoriale, e che ogni investitore corre quando acquista o sottoscrive quote di capitale sociale,
ma implica un rischio così alto che non si è trovato aggettivo più adatto che quello di definirlo .
Per un frequentatore di bische è venture capital la puntata su un numero della roulette; per gli specialisti della finanza,
venture capital sono le somme messe a disposizione di una impresa nuova oppure per lo sviluppo di un’impresa che opera in settori alla frontiera tecnologica o che produce beni dal contenuto assai innovativo.
Imprese simili non corrono soltanto i rischi normali di impresa, ma anche quelli connessi al mercato, spesso nuovo, in cui operano. Hanno quindi bisogno di reperire fondi presso investitori disposti ad azzardare oltre il normale, pur di conseguire un rendimento molto più alto di quello medio di mercato. Hanno bisogno cioè di venture capitalists, in genere bracci finanziari altamente specializzati di grandi banche commerciali e società di assicurazione.
Per loro, l’investimento in venture capital è l’extra rischio che si concede il giocatore quando fa l’ultima puntata su un
unico numero della roulette. La serata si chiude comunque in attivo grazie alle vincite ottenute con le puntate che hanno
osato sfidare meno la sorte. Se la puntata è vincente però, i guadagni si fanno giganteschi. Le quote delle imprese in cui
all’origine soltanto pochi hanno avuto il coraggio di mettere i propri soldi, possono essere vendute sul mercato a un
prezzo decine di volte superiore rispetto a quello pagato inizialmente sotto forma di venture capital